14 gennaio 1967: una data storica per il motociclismo bergamasco. Un gruppo di ragazzi seduti su una panchina, a Colle Aperto, in Città Alta, a Bergamo, decisero di fondare un club motociclistico intitolato proprio all’amico e compagno di studi Fulvio Norelli, prematuramente scomparso nel settembre del 1966. Nasceva la Scuderia “FULVIO NORELLI” del Moto Club Bergamo. Da allora sono trascorsi 50 anni: una lunga storia, fatta di successi, di allori, di grandi traguardi. Le celebrazioni del 50° anniversario di fondazione della Scuderia “FULVIO NORELLI” prenderanno il via sabato 14 gennaio 2017, alle 16, a Colle Aperto, in Città Alta, a Bergamo, proprio presso la stessa panchina che 50 anni fa diede il via alla scuderia. Presenti autorità, personaggi del motociclismo, piloti, soci, amici della mitica scuderia “giallo-nera”.
Un evento originale, che evocherà ricordi, susciterà emozioni, non mancherà di provocare un sussulto…sulla sella, per chi ama le ruote tassellate, i sentieri della mitica “Valli Bergamasche” e i “fettucciati” delle prove speciali. Quando si parla di Scuderia “FULVIO NORELLI”, infatti, ci si inchina di fronte ad un club che ha fatto la storia del fuoristrada bergamasco, grande “fucina” di campioni delle due ruote, che negli anni ha saputo fregiarsi di una ricca bacheca di trofei e titoli, lanciando alla ribalta del motociclismo mondiale i più grandi piloti orobici della regolarità.
Per la speciale occasione, la mitica panchina è stata verniciata con i colori sociali, appunto il giallo e il nero; e vi sarà posizionata una targa-ricordo, lì dove è formalmente nata la Scuderia “Fulvio Norelli”, che così recita: “Per tutti i ragazzi che hanno amato questi legni. Dalla Scuderia Norelli che l’ha avuta come culla”.

La panchina giallo e nera
Ci sono panchine che potrebbero raccontare migliaia di storie meravigliose: racconti di mani che si intrecciano, di promesse mai mantenute, di baci improvvisi, di scherzi tra amici, il racconto di quanto le lacrime versate siano diversamente salate.
Tutti noi, che abbiamo una panchina sulla quale il nostro cuore è ancora seduto, riusciamo a vedere oltre l’oggetto di legno e metallo.
La panchina è un luogo di sosta, una piccola vacanza a portata di mano, un’utopia realizzata.
Seduti su una panchina si contempla lo spettacolo del mondo che va, si guarda senza essere visti, ci si prende il tempo di perdere tempo; in compagnia, su una panchina, si scrivono capitoli per il romanzo della vita. Alla fine, sulla nostra panchina restano fissati momenti importanti della nostra esistenza.
A distanza di cinquant’anni, gli stessi ragazzi dei pomeriggi estivi assolati si ritrovano per celebrare la “panchina”. Ad alcuni potrebbe sembrare un sopruso, un furto di sentimenti, perché quella panchina non è la panchina proprietà esclusiva della Norelli: è la panchina di generazioni di ragazzi che, a turno, durante tutti questi anni, qui si sono trovati e persi.
Il messaggio della Norelli è forte e chiaro: noi non celebriamo quella panchina come “nostra esclusiva”, ma celebriamo la panchina in quanto Locus Amoenus di generazioni di giovani.
Passante, tu che noti questa panchina gialla e nera, potresti leggere incise sul legno queste parole: “Per tutti i ragazzi che hanno amato questi legni. Dalla Scuderia Norelli che l’ha avuta come culla”.
Chi ha il proprio cuore su una panchina capirà che il solo sentimento per ricordare non basta, ci vuole appunto una panchina.

La panchina giallo-nera di Colle Aperto è lì, in Città Alta, dove quel gruppo di amici divenne Scuderia “Fulvio Norelli”.